Tendo spesso a sostituire il termine “meditazione” con “osservazione”. Lo stereotipo della meditazione porta a pensare che essa sia una sorta di ipnosi che allontana il praticante dal peso della realtà. L’osservazione invece mantiene attivi e vigili, in essa la mente raggiunge il massimo del suo dinamismo, per arrivare in alcuni momenti a trascendere se stessa. Nell’osservazione avviene una sorta di destrutturazione, si annullano spazio e tempo, tutto è perfetto e totalizzante e dura un attimo, secondo i parametri del tempo relativo.
Quindi cos’è la meditazione?
Un’ osservazione continua, non legata a posture e respirazioni particolari, un sentire nello svolgersi del quotidiano che ingloba ogni sentire.
Non può essere imposta e molte scuole hanno nella loro struttura didattica, oltre alle varie modalità di respiro e movimenti tecnici, anche il momento dedicato a questa pratica. Ci sono allievi attratti da essa, altri la accettano perchè parte della formazione, mentre altri la rifiutano.
Un monaco Zen un giorno mi disse che nella sua esperienza di conferenziere aveva notato che solo poche persone si “illuminavano di interesse” quando presentava la sua disciplina, mentre la maggioranza dei partecipanti apparivano come spenti. Concluse dicendomi: “non ci puoi fare nulla”. L’esigenza di meditare arriva indipendentemente da chi la propone. L’insegnante è solo l’attivatore, forse stimola un ricordo atavico in alcuni.
Io propongo tre percorsi che conducono allo stato meditativo e puntualizzo che il percorso non è meditazione!
Il Kundalini Yoga ha una sofisticata struttura di tecniche che agendo su piani diversi, equilibra e stabilizza il sistema nervoso ed endocrino e prepara alla meditazione. Sembra strano che per restare nel “non fare” dello stato meditativo, si debba “fare”, e fare molto. Ma l’essere umano funziona così, lo stress positivo indotto dagli esercizi yoga stabilizza la mente facendogli assumere il giusto ruolo e allenta la presa delle influenze degli stimoli inutili.
Il Sat Nam Rasayan utilizza lo “stato meditativo contemplativo” per la cura. Una pulizia sottile continua che crea una sorta di “tabula rasa” che fa apparire nello spazio percettivo le resistenze che impediscono a chi si sottopone al trattamento di essere in salute. Curatore e curato sono un continum, la capacità di rilassarsi e la stabilità del curatore conducono il paziente verso la guarigione.
La scuola del Ki propone lo studio della coordinazione della mente con il corpo, per accedere al ki dell’universo e ritrovare l’essenza nello stato meditativo. Mente e corpo, pur essendo non separabili, hanno principi funzionali diversi. Il corpo è imprigionato nelle leggi dello spazio e del tempo. mentre la mente ha un dinamismo che le permette di saltare in ogni luogo e tempo in un attimo di consapevolezza, ma anche di distrazione. La meditazione secondo la scuola del Ki passa dalla coordinazione mente e corpo, garanzia di un sistema psicofisico molto stabile.
Spesso si parla di meditazione come un lasciar andare e un “seguire l’onda”. Sembra un invito alla passività. Consideriamo che lasciarsi andare tra le onde di un torrente impetuoso può essere molto pericoloso!
La meditazione è un atto di massima attività, rivoluzionario, dove si esplicano azioni non condizionate dai nostri pregiudizi e preconcetti, azioni coerenti al momento presente, non necessariamente “azioni pacifiche”: